Reputazione e contenuti on line: è possibile proteggerli?

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Articolo a firma di Marco Tinti, Director di CRIO Solutions

I casi della cronaca sono tantissimi: il ragazzo che viene bullizzato tramite gruppo WhatsApp della classe; l’autore di un testo (scrittore, giornalista) che vede il suo lavoro copiato, falsificato, modificato sul web; i ricatti tramite revenge porn perpetrati via e-mail o smartphone; la foto privata e personale distribuita sui social senza il consenso del soggetto interessato.

Tutte queste azioni hanno in comune diversi elementi. Avvengono nell’ambito del digitale, sfruttando i più comuni device a disposizione e la semplice rete Internet. Possono colpire qualunque target, dal bambino della scuola a chi occupa posizioni apicali in una grande azienda, al privato, ma anche il libero professionista, l’azienda o l’istituzione. Terzo elemento comune, possono essere denunciate se viene rilevato un potenziale reato, e devono ovviamente essere provate, in mondo granitico.

Sino a oggi chi iniziava un percorso di “raccolta prove” aveva necessità di rivolgersi ai consulenti specializzati nella raccolta di documenti digitali, o direttamente alle forze dell’ordine. Stampare la e-mail, fotografare lo screenshot non sono infatti considerati modi adeguati per presentare una prova che nasce digitalmente. Ogni risorsa deve essere infatti portata in giudizio in modo digitale, così che risulti preservata da eventuali contraffazioni, integra e originale, come richiesto dalla Legge 48 del 2008.

Questa complessità legata ai reati informatici poteva rendere macchinoso il percorso e far desistere il soggetto che volesse tutelare la propria immagine o contenuti di valore. Oggi, invece, è finalmente possibile, anche da parte di privati cittadini, poter consegnare direttamente al proprio avvocato un contenuto digitale congelato e certificato.

Che significato hanno questi due termini?

I contenuti digitali, qualunque sia la loro forma, audio, video, immagine, sono dinamici e volatili, ossia possono cambiare, nel tempo, forma, contenuto, posizione di archiviazione e accessibilità. Perché il reato non sia contestabile, quei contenuti devono essere in qualche modo fermati, ovvero ‘congelati’, così che a tutti, in modo univoco, sia chiaro che una certa foto, oppure testo, o altro, in quell’esatto momento, in quel ‘luogo’ digitale, avesse certe caratteristiche. Non solo. Il passo successivo è anche quello di certificare che quel contenuto esiste realmente e non può essere sottoposto ad alcun cambiamento o essere soggetto a errore umano.

Finalmente anche un utente senza competenze tecniche può cristallizzare in autonomia, in modo semplice, il contenuto che ritiene offensivo o lesivo dei propri diritti e vederlo certificato, pronto per essere consegnato all’avvocato o alle Forze dell’Ordine. Questa facilità d’uso, unita all’immediatezza, agevolerà e farà “prendere coraggio” anche a tutti coloro che sino a questo momento hanno preferito non avventurarsi nei meandri troppo cavillosi della legge, o non affidarsi a consulenti specifici, rinunciando così alla denuncia.

Ogni qualvolta un privato ravvisi a suo danno un reato informatico (frodi, truffe, ingiurie, minacce, diffamazioni, calunnie, stalking, cyberbullismo) o voglia denunciare altri soggetti per un utilizzo scorretto di contenuti sui Social Media, sulle e-mail, sull’home banking o altro, può comodamente utilizzare la piattaforma, che consegnerà il contenuto certificato. Stesso discorso dicasi per avvocati, periti, commercialisti, notai e per i casi in cui sia necessario utilizzare dati digitali certi; per le forze dell’ordine, le agenzie investigative, gli ingegneri e architetti, le assicurazioni, i professionisti informatici, i giornalisti e gli artisti, le aziende – si pensi alla falsificazione e illecita riproduzione di prodotti, oppure alla contraffazione.